Qui ci si arrampica su per i colli Berici, lo sguardo di fronte alla splendida e spettacolare vista dei colli Euganei. I primi dal profilo dolce e continuo, i secondi cocuzzoli puntuti, suggestivi, discontinui. Questa è una zona particolarmente vocata: varietà autoctone e vitigni interna- zionali trovano ideale dimora per sviluppare gli ottimi vini che vi si producono. Alessandro è un giovane vignaiolo. Ha deciso di rivitalizzare l’azienda che porta il nome dei nonni a Barbarano Vicentino e produrre un solo vino, il Tai Rosso. La sua storia è piuttosto interessante. Da tempo confuso con il Tocai, di cui ha assunto per lungo tempo il nome, solo da alcuni anni si è fatta strada la consapevolezza che questo vitigno, da tempo dimorante in queste zone, abbia attinenza più con i vitigni sardi o spagnoli, piuttosto che con i vitigni provenienti dalla zona di Tokaj, in Ungheria. Per mettere un po’ d’ordine in questa incertezza, da alcuni anni il vitigno ha assunto il nome di tai rosso, da cui si produce l’omonimo vino. Ci troviamo nell’ambito della zona a denominazione di origine Colli Berici e i dolci declivi di Barbarano Vicentino rappresentano il territorio ideale per la coltivazione di questo vitigno. Tradizionalmente vinificato in rosato, si tratta di un vitigno con un ridotto corredo di polifenoli, che produce un vino fresco, da bere giovane. Negli ultimi anni tuttavia la vinificazione del Tai si è affinata portando alla realizzazione di una produzione di tutto rispetto di un vino rosso, interpretato anche nella versione riserva, che si presta ad un più consistente invecchiamento.
Alessandro Pialli ha ereditato la terra e la passione dai nonni, ha studiato enologia a Verona, ma la sua vocazione è soprattutto quella di condurre in proprio l’azienda di famiglia.
L’idea di viticoltura di Alessandro si fonda sulla valorizzazione del vitigno tai, nel rispetto della natura, dell’ambiente e del territorio. “Bisogna far capire al consumatore che questo è un vino che ogni anno si scopre sempre diverso”, tiene a sottolineare Alessandro. Il Tai infatti un vino delicato che risente molto dell’andamento climatico, in particolare in questa versione naturale, che Alessandro propone, accettando le sorprese che ogni annata riserva, senza interventi di correzione o perfezionamenti.
Su questo terreno di argille rosse, di rocce sedimentarie marine, ricco di acqua, Alessandro coltiva circa 3 ettari. I trattamenti in vigna sono ridotti al minimo, solo rame, zolfo, batteri e funghi antagonisti. Alessandro si definisce un minimalista negli interventi e afferma: “Nelle mie vigne meno calpesta- mento significa meno inquinamento. Per me il vigneto non è un giardino, è un ecosistema che va rispettato e preservato, perché più protagonisti ci sono e più elementi vanno ad arricchire il terreno”.